Entro il termine del 30
aprile, l’Italia ha inviato nella giornata di ieri il Recovery plan, anche denominato
Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), alla Commissione europea che nei
prossimi due mesi lo dovrà valutare e quindi finanziare.
Il Piano si inserisce
all’interno di quel corposo pacchetto di interventi (meglio noto come “Next
Generation EU”) da € 750 miliardi, stanziato nel pieno della pandemia dalla UE per
favorire nel “vecchio continente” l’uscita dalla crisi e la ripresa economica.
Come ampiamente riportato dai
media, al nostro Paese è destinata la parte più consistente di questi fondi: oltre
€ 235,14 miliardi, finanziati per € 191,5 miliardi attraverso il Dispositivo
per la Ripresa e la Resilienza, per € 30,6 miliardi attraverso lo scostamento
pluriennale di bilancio e infine per € 13,0 miliardi attraverso i fondi del
React-EU.
Del resto -ha spiegato il
Presidente Draghi- l’Italia non solo è stata investita dall’epidemia da Covid-19
prima e più duramente di tutti gli altri Paesi europei, ma lo è stata quando
era già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, subendone
le conseguenze più gravi.
Per il nostro Paese si tratta quindi di un’occasione
senza precedenti per recuperare il gap accumulato negli ultimi vent’anni
e rimettersi al pari delle migliori economie.
Seguendo le
indicazioni di Bruxelles, il Piano si articola in sedici capitoli di spesa (“Componenti”),
raggruppate in sei Missioni. Ogni Componente presenta riforme e priorità di
investimento per un determinato settore o area di intervento, il tutto secondo
un pacchetto coerente di misure tra loro complementari.
Entrando nel
merito dei contenuti del Piano, le aree di intervento si distinguono in:
Missione 1 –
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (3 componenti): Sono previsti investimenti per €50,07
miliardi per sostenere la transizione digitale del Paese, nella modernizzazione
della pubblica amministrazione, nelle infrastrutture di comunicazione e nel
sistema produttivo. L’obiettivo è garantire la copertura di tutto il territorio
con reti a banda ultra-larga, migliorare la competitività delle filiere
industriali, agevolare l’internazionalizzazione delle imprese. Infine,
rilanciare i settori del turismo e della cultura, particolarmente strategici e
caratterizzanti il nostro Paese.
Missione 2 –
Rivoluzione verde e transizione ecologica (4 componenti): Sono stanziati €69,96 miliardi per
la realizzazione della transizione verde ed ecologica della società e
dell’economia per rendere il sistema sostenibile e garantire la sua
competitività. Sono compresi interventi per l’agricoltura sostenibile e per
migliorare la capacità di gestione dei rifiuti; programmi di investimento e
ricerca per le fonti di energia rinnovabili; investimenti per lo sviluppo delle
principali filiere industriali della transizione ecologica e la mobilità
sostenibile. Sono anche previsti investimenti per l’efficientamento del
patrimonio immobiliare pubblico e privato nonché iniziative per il contrasto al
dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del
territorio, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione
sostenibile ed efficiente delle risorse idriche.
Missione 3 –
Infrastrutture per una mobilità sostenibile (2 componenti): Sono previsti €31,46 miliardi per
rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la
rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Sono
previsti interventi sui servizi di trasporto merci secondo una logica
intermodale in relazione al sistema degli aeroporti ed è favorita
l’ottimizzazione e la digitalizzazione del traffico aereo. Sono inoltre
previsti interventi per garantire l’interoperabilità della piattaforma
logistica nazionale (PNL) per la rete dei porti.
Missione 4 –
Istruzione e ricerca (2 componenti): Vengono destinati €33,81 miliardi per colmare le
carenze strutturali, quantitative e qualitative dell’offerta di servizi di
istruzione in tutto in ciclo formativo. Sono previste misure per l’aumento dei
posti negli asili nido, fino all’accessibilità all’università. Sono rafforzati
gli strumenti di orientamento e i sistemi di reclutamento e formazione degli
insegnanti. È infine previsto il potenziamento della ricerca di base e
applicata e strumenti per il trasferimento tecnologico, per innalzare il
potenziale di crescita.
Missione 5 –
Inclusione e coesione (3 componenti): €29,62 miliardi sono destinati alle infrastrutture
sociali, al rafforzamento delle politiche attive del lavoro e all’imprenditoria
femminile. Sono previsti interventi a favore del sistema di protezione per le
situazioni di fragilità sociale ed economica, per le famiglie, per la
genitorialità. Interventi a favore dello sport come fattore di inclusione. Investimenti
per migliorare la coesione territoriale, potenziando le Zone Economiche
Speciali e la Strategia nazionale delle aree interne, il Servizio Civile Universale
e il ruolo del terzo settore nelle politiche pubbliche.
Missione 6 –
Salute (2 componenti):
sono appostati €20,22 miliardi per la salute, focalizzati su due obiettivi: (A)
il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con
l’integrazione tra servizi sanitari e sociali; (B) l’ammodernamento delle
dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale, il potenziamento del
Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e lo sviluppo della telemedicina, lo
sviluppo delle competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del
sistema sanitario nonché la promozione della ricerca scientifica in ambito
biomedico e sanitario.
Attraverso gli
investimenti in queste diverse aree, l’Italia avrà la possibilità di superare
questo momento buio, uscendone migliorata, più moderna, con minori diseguaglianze,
con più competenze, con maggiore cultura, più unita, più ricca.
Dal punto di
vista sanitario -come
dichiarato dal Governo- l’obiettivo inseguito con la Missione 6 è quello di garantire
equità di accesso alle cure, rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul
territorio, la modernizzazione e la digitalizzazione del Ssn. Una sanità più
territoriale, con una più diffusa assistenza di prossimità sul territorio, attraverso
l’istituzione di 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità, il potenziamento
dell’assistenza domiciliare (per raggiungere il 10% della popolazione con più
di 65 anni), della telemedicina e dell’assistenza remota (con l’attivazione di
602 Centrali Operative Territoriali).
Non
solo, anche una sanità più digitale grazie agli investimenti nell’aggiornamento
del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, inclusa la
diffusione del Fascicolo sanitario elettronico.
La Farmacia, da sempre presidio sanitario di
prossimità, distribuito sull’intero territorio nazionale sulla base delle
Piante organiche (ora “Zone”), ha di fronte a sé un’occasione senza precedenti
per valorizzare il proprio ruolo, anche se ciò comporta la maturazione verso un
modello evoluto di “Farmacia dei servizi”, che sappia andare oltre la sola
dispensazione di medicinali.
La “Farmacia di domani” potrà
essere coinvolta nei processi di deospedalizzazione e assistenza domiciliare,
coordinando le diverse professionalità necessarie sul territorio e favorendo l’incontro
tra la domanda e l’offerta di tali servizi.
La Farmacia avrà la
possibilità di ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle attività di screening
della popolazione, di farmacovigilanza, ed anche nella gestione delle campagne
vaccinali. In un sistema sanitario territoriale integrato e digitalizzato,
attraverso la condivisione e l’implementazione del Fascicolo Sanitario
Elettronico potrà anche contribuire ad una efficiente gestione delle
prenotazioni delle visite ed esami, al ritiro dei referti, fino ad arrivare alla
verifica dell’appropriatezza delle cure e dell’aderenza terapeutica.
La Farmacia, in particolare
la Farmacia rurale, è poi esplicitamente richiamata nel Piano dalla Missione 5
(“Inclusione e coesione”), dove assurge a perno della strategia di
potenziamento delle “aree interne”.
Le aree interne -si legge
sul Piano- rappresentano circa tre quinti dell’intero territorio nazionale. La “Strategia
nazionale per le aree interne” -descritta dal PNRR- prevede “Interventi speciali
per la coesione territoriale” (Investimento 1.1) per il “Potenziamento
servizi e infrastrutture sociali di comunità e nei Servizi sanitari di
prossimità”.
A tal riguardo il Piano
punta al consolidamento delle farmacie rurali convenzionate dei centri con meno
di 3.000 abitanti, per renderle strutture in grado di erogare servizi sanitari
territoriali, per coprire maggiormente la gamma di servizi sanitari offerta
alla popolazione di queste aree marginalizzate.
Per realizzare tali
obiettivi il Piano prevede l’assegnazione di risorse finanziarie pubbliche che
sappiano incentivare i privati, secondo il meccanismo del co-investimento
privato (pari a circa il 50% dell’intervento pubblico stanziato) a investire
nell’adeguamento delle farmacie al fine di rafforzarne il ruolo di erogatori di
servizi sanitari, (i) partecipando al servizio integrato di assistenza
domiciliare; (ii) fornendo prestazioni di secondo livello, attraverso percorsi
diagnostico- terapeutici previsti per patologie specifiche; (iii) erogando
farmaci che il paziente è ora costretto a ritirare in ospedale; (iv)
monitorando pazienti con la cartella clinica elettronica e il fascicolo
farmaceutico.
Il Piano inviato ieri a
Bruxelles rappresenta quindi una grandissima occasione non solo per il nostro
Paese, ma anche per la Farmacia. Un’occasione unica per riacquistare in chiave
moderna quella posizione di centralità di cui tutti abbiamo bisogno, come il
Covid-19 ha drammaticamente dimostrato.
Si profilano mesi cruciali.
Se si sapranno fare le scelte
giuste, il futuro che ci attende sarà ricco di opportunità e soddisfazioni.
Buon viaggio, Recovery plan.
Buon futuro, Italia!
Giovanni Loi
Commercialista Venezia